Biografia

Fulvio Osti nasce a Spormaggiore (Trento) il 12 settembre 1950. Trascorre l’infanzia in Argentina (Rosario de Santa Fe) con la famiglia, e torna nel 1963 per diplomarsi all’istituto tecnico superiore di Trento.
Si laurea in architettura allo IUAV di Venezia nel marzo del 1979.

Dopo varie esperienze lavorative, dal 1991 in poi si impiega presso l’Università degli Studi di Trento. Dopo lo studio dei centri storici, loro formazione e livelli vari di pianificazione, approda alla "moda" del restauro conservativo, dove coglie l'opportunità, presso l'ufficio tecnico dell'università, di approfondimenti teorici e di cantiere in interventi di notevole respiro mediante la realizzazione di opere di edilizia pubblica.

Dal 2003 fino al 2012 collabora alla didattica e alla ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Meccanica e Ambientale dell'Università di Trento, dove è tutor per le tesi nel corso di laurea di Ingegneria Edile-Architettura.

Più recentemente i suoi interessi si spostano su progetti anche alla grande scala urbana, "progetti di area" in termini tecnici, per verificare la capacità del recupero delle aree già edificate dal dopoguerra attraverso interventi qualificanti di alta densità volumetrica. Questi progetti spesso sono luoghi per l'incontro con specifiche funzioni pubbliche, che radunano presenze e fecondano di sé il contesto. Lo scopo è portare un minimo di qualità urbana attraverso l'insediamento di funzioni nobili, che, attraverso la tecnica della "ricucitura urbana" o "rammendo", rivitalizzino la banalità di interi territori oggetto di pura speculazione degli anni dell'espansione urbana. Le grandi volumetrie, non sempre facili da manipolare sotto l'aspetto progettuale e ancora meno da imporre-proporre alla socialità, sono la sfida di oggi e di domani al bisogno di contenere l'espansione urbana e preservare il territorio agricolo.

Contestualmente a questo filone di interessi culturali, non contraddicendo mai la propria origine di architetto artigiano che viene dal cantiere paterno, trova lo spazio mentale per elaborare piccoli lavori di design in funzione urbana e domestica. L'obiettivo è quello mai dimenticato e tradito di portare qualità alla vita anche attraverso le piccole cose realizzate nella migliore maniera possibile.

Attualmente a riposo, continua la propria ricerca in ambito progettuale e storico-critica.

Egli vive e lavora a Mezzolombardo (provincia di Trento) con Silvana, Serena e Liviana.

INTRODUZIONE
di Marco Mulazzani (2010)

Ho accettato volentieri di scrivere una nota introduttiva al libro che raccoglie e illustra i progetti e le realizzazioni di Fulvio Osti, non tanto -o non solo- per onorare un rapporto instauratosi nei miei anni di permanenza presso il Dipartimento di Ingegneria di Trento, quanto occasione per avanzare alcune considerazioni di carattere generale a partire dalle questioni che il suo lavoro pone.

Fulvio Osti si è laureato a Venezia, forse la sede più prestigiosa per la formazione di un architetto e, sicuramente con Milano, quella in cui maggiore è la percezione del difficile con-fronto con la tradizione dell'architettura moderna italiana. Qui ha assimilato la lezione dei maestri, come è evidente nella tomba di famiglia, a proposito della quale è opportuno bensì parlare di "maniera" ma sostanziata dalla volontà di appropriarsi delle regole del "mestiere".

Negli anni successivi ha operato in una condizione favorevole ma non priva di insidie quale è quella dell'architetto-funzionario in seno ad una istituzione pubblica quale è l'Università. Condizione favorevole in quanto consente, specialmente in realtà come quelle del Trentino, di sottoporre con continuità alla verifica del "fare" le idee che alimentano la pratica del progetto; tuttavia insidiosa in quanto può, da un lato, prodursi una sovrapposizione di ruoli -"il committente e l'architetto"- che devono rimanere ben distinti e, dall'altro, portare a smarrire la consapevolezza di sé, ovvero del proprio ruolo professionale, a fronte di una mancanza di riconoscimento da parte della società civile.

Colto e non ignaro delle molteplici avventure tentate dall'architettura internazionale nell'ultimo quarto di secolo, Fulvio Osti ha ben presto allontanato il suo lavoro da cifre stilistiche immediatamente riconoscibili.

Non intendiamo addentrarci in un'analisi puntuale delle opere; ci preme tuttavia osservare come, al di là di preferenze di "gusto", esse siano il frutto della volontà di praticare con serietà e rigore una professione estremamente difficile qual è quella dell'architetto.

Un'ultima notazione a proposito di un gruppo di progetti recenti -per lo più edifici di abitazione- che esplorano con insistenza il tema della "sostenibilità" -non una tendenza fra le tante, bensì "ineludibile necessità". In assenza della verifica della realizzazione, la critica non può che rimanere sospesa, limitandosi a segnalare la ricerca di "esemplarità" sottesa a questi progetti. Talché, parafrasando un maestro maggiore dell'architettura del Novecento, l'auspicio è che la "sostenibilità" sia la via attraverso la quale giungere a fare dell'architettura.

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