Due sono i fatti di riferimento per questo progetto: il primo è dato dalla visita presso il lago di Braies della deliziosa chiesetta presso l'omologo Hotel alpino. Questa chiesetta, per niente eccezionale per il tempo -fine secoloXIX-inzio XX- denota, tuttavia, una grande dimestichezza dell'allora cultura architettonica nell'interpretazione del tema chiesastico. Il secondo fatto riguarda la vista della cappella eretta presso Passo Coel, sull'altipiano di Folgaria durante l'estate scorsa. Seppure da molto lontano, lo sguardo mise in evidenza lo scarto enorme in fatto di qualità architettonica tra le due interpretazioni di uno spazio del sacro. Questo denota quanto il tema sia scaduto in disuso e quanto la qualità architettonica, più che messa da parte, appaia elemento inesistente nel programma edilizio.

La trascuratezza e la sciatteria dei nostri tempi non ha risparmiato nemmeno un tema architettonico, che, nei millenni, ha illuminato il territorio montano anche dei più sperduti luoghi alpini. Se i nuclei delle abitazioni delle popolazioni alpine avvenivano attraverso l'autocostruzione - e non poteva essere altrimenti, anche se ciò ha elaborato nel tempo saggezze di natura tipologica e costruttiva che sono sotto la lente dei nostri occhi da studiosi- grande impegno formale ha sempre dedicato l'attenzione delle comunità, invece, alla rappresentazione dello spazio del sacro in qualsiasi più modesto ed appartato luogo delle nostre valli. Vedi la chiesetta del piccolo nucleo di Maurina a Spormaggiore, realizzata nel secondo dopoguerra. In essa hanno contribuito le mani e le fatiche di ben tre generazioni della famiglia Osti, di cui l'ultimo protagonista, nel suo piccolo, nel già lontano 1964 è proprio chi scrive.

Lo smarrimento attuale di ogni riferimento alla qualità necessaria dello spazio del sacro mette all'ordine del giorno la riproposizione di detto tema da parte del presente progetto.