8. "La Traversara", ovvero l'improbabile storia di una via millenaria.
Contributi per una possibile definizione della via "Traversara" in valle di Non quale via transalpina, a far data almeno con l'occupazione etrusca della valle Padana dal quinto secolo a. C..
Alla memoria del mio caro amico Enzo Leonardi, che fu maestro, in tempi non sospetti, nell'indicarmi l'esistenza di questa strada plurimillenaria.
“Nessuno dovrebbe mai inoltrarsi in campi estranei alla propria competenza; ma la vita è troppo breve per diventare esperti in più di una disciplina (o forse anche di una sola) … Tutto ciò che l’autore può fare per uscire da questo impasse è di far propri i risultati a cui sono laboriosamente giunti gli specialisti." (Richard Krautheimer, o. c., pag. 430)
INTRODUZIONE
Parlare della via Traversara è parlare di strade antiche, di altri tempi. Quali? Di anni indietro, molti. Quanti? Tanti.
Questa è la risposta scontata della popolazione locale del mio paese di origine, Spormaggiore, che chiama la via Traversara Via Romana. E da dove viene questo nome, e da quando? Da sempre. E che cosa vuole dire sempre?
La gente non lo sa e fa spallucce.
In questi ultimi anni il rinnovato interesse per la viabilità storica è di matrice turistica, legata al "provvidenziale" turismo escursionistico, salutista, ecologico ed ecosostenibile. Provvidenziale perché si allontana, per il momento, da quello più propriamente di massa: sprecone di opportunità, invadente, superficiale, "casinista" in una parola e attento più ai selfie narcisistici che ai contenuti degli sfondi che vengono ritratti.
E' pur sempre turismo che crea business e non un vero e proprio interesse per le cose in sé. Ma tant'è che sono gli affari che muovono la storia ed allora siamo qui a parlarne.
Da più parti sento parlare di "via romana" riguardo a un percorso che, in verità, ha sapore di tempi ben più antichi. La storiografia antica e moderna concorda nel dire che la romanizzazione della valle di Non fosse iniziata con l'arrivo delle legioni dal Basso Sarca, passando per il passo di Andalo. Questo dato è più che verosimile, anche perché alla Rocchetta di ponti non ne esistevano. Ma il dato più evidente è il riconoscimento che la piana del Basso Sarca -"la Busa" per intenderci- fu zona di elezione antica della romanizzazione e non solo. Le ragioni sono solide: tutte queste terre, compresa la valle dei Laghi fino a Vezzano, nonché tutte le valli Giudicarie, furono aggregate al Municipium di Brixia sin dal tempo della sua costituzione (I secolo a. C.). Una traccia rimane nella parlata della gente, almeno nelle valli Giudicarie, di origine lombarda e con evidenti sostrati celtici.
Ora, nel rinnovato interesse per questa strada, mi preme consegnare al pubblico, in maniera ordinata, alcune deduzioni che mi stanno a cuore da sempre, almeno da quando intraprendemmo con il compianto amico Enzo Leonardi delle proficue discussioni in merito nei già lontani anni Ottanta del secolo scorso. L'occasione fu la stesura di una delle sue preziose pubblicazioni riguardo alla viabilità locale: Anaunia, un secolo di strade e di tranvie, Temi Editore 1988. L'obiettivo di questo mio lavoro riguarda cercare di dimostrare, con argomentazioni penso esaurienti, la preesistenza di questa via in periodi pre-romani, alla luce soprattutto delle deduzioni che dagli anni '90 in poi si sono succedute in ambito archeologico locale. Il mio tentativo si limita al periodo etrusco legato all'utilizzo di questa via a seguito dello sfruttamento delle vie fluviali e lacustri del sistema Mincio-Garda. Ricordo la disputa molto civile riguardo al tracciato che io contribuii a delineare in merito ad alcune interpretazioni personali. In questo lavoro non mancherò di dare spiegazioni esaurienti.
Ma le cose potrebbero andare ben oltre. Werner Betzing, studioso germanico delle Alpi in senso generale, nel suo monumentale lavoro Le Alpi, Una regione unica al centro dell'Europa, Bollati Boringhieri, cita, senza elencarle, almeno sessanta vie dell'ambra. Erano piste mulattiere che attraversavano le Alpi e collegavano il Sud di esse con il Nord. Del resto, prodotti mediterranei quali l'ossidiana delle isole Eolie e prodotti di marcata produzione greca e greco-estrusca sono stati rinvenuti nel Mar Baltico. Per non parlare del trasporto del minerale stagno senza del quale non è possibile definire periodi preistorici che vanno dal bronzo antico al bronzo finale. Poi bisognerebbe aggiungere l’ambra del nord, oggetto di vera venerazione, materiale di scambio di oggetti provenienti da altrove; infine bisognerebbe non dimenticare il salgemma per la conservazione dei cibi, senza il quale l'uomo storico e preistorico nulla avrebbero potuto contro i rigori dell'inverno alpino.
Ma questa è un'altra storia della quale lascio ad altri il compito ed il piacere di approfondire.
Mezzolombardo, 25 ottobre 2017