17. Rifugio alpino

Insediamento in alta quota, nelle Dolomiti del Brenta, rivolto alla ricezione dell'escursionismo alpino (2015)

Il paesaggio dolomitico, se stiamo con quanto descritto dal norvegese Christian Norberg-Schulz (n.1926 - m. 2000), appartiene più al paesaggio classico che a quello romantico, e per classico intendiamo il paesaggio che ci è vicino, prossimo, familiare, dove l'uomo, l'escursionista, non viene sopraffatto dalle distanze enormi che lo spiazzano rispetto ai propri riferimenti valoriali, dove si sente a casa al sicuro, fra sentieri noti e iperfrequentati che hanno un nome, una storia e sono oggetto di sistematica cura. Le pareti verticali o quasi della roccia dolomitica avvicinano l'uomo fino all'attacco dell'arrampicata.

Esse non sono come nelle montagne himalaiane dove, per essere prossimi al tratto finale, ci si impiegano giornate intere di avvicinamento in ambienti spesso inesplorati ma sicuramente inabitati e al limite dell'ospitalità. Ma, forse, non c'é nemmeno bisogno di andare nel Nepal, forse anche nelle montagne di natura granitico-magmatica del gruppo del Monte Bianco le cose sono già diverse.

Eppure, se è vero che l'escursionista trentino, ma non solo, avverte grande familiarità con queste formazioni rocciose, il paesaggio d'alta quota poco assomiglia a ciò che lo circonda: il verde dei prati lo abbandona già da alcune centinaia di metri di altitudine: i massi erratici stanno a scrivere una storia di cinematismi (di dinamiche geologiche) che sfuggono alla nostra normale sensibilità.

Forse la natura della roccia, oggetto di epoche geologiche di stratificazioni marine, assomiglia più a strutture semplici fatte di piani quali i volumi di cubi, parallelepipedi e piramidi che ad altro. Nella sostanza, e rispettando il salto di scala, sono, nel grande, ciò che un cristallo di dolomia è nel piccolo. Le suggestioni di un cinematismo apparentemente bloccato da un tempo geologico a noi sfuggevole, le instabilità sia geomorfologiche che climatiche informano le scelte progettuali e fanno sentire la realizzazione qualcosa di non estraneo se non intimo al luogo, all'ambiente e al paesaggio alpino.