1. I miei Lari e penati.

Le mie origini, i miei avi, i miei primi luoghi di vita.

I Lari (dal latino lar(es), "focolare", derivato dall'etrusco lar, "padre") sono figure della mitologia romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della casa e della proprietà o delle attività in generale. I Penati sono esseri spirituali della Religione romana, simili agli angeli custodi del Cristianesimo. Sono gli Spiriti Protettori di una famiglia e della sua casa (Penati familiari o minori), ed anche dello Stato (Penati pubblici o maggiori). Il nome deriva dal latino Penas: "tutto quello di cui gli uomini si nutrono".

La pietà (dal latino: pietas), nella sua versione romano-pagana, è un sentimento che induce amore, compassione e rispetto per le altre persone, per la propria terra, per i propri genitori e avi in genere e per i valori da cui proveniamo e con cui fummo impastati all'atto di venire al mondo. Ed è proprio con questi presupposti e convinzioni che, in questa sede, sento il dovere di ripartire con la memoria.

Io sono nato il 12 settembre del 1950 a Spormaggiore, provincia di Trento. La mia casa natale vicino alla "fontana granda" e immediatamente sopra la Famiglia Cooperativa, oppure "coprativa" o, ancora, semplicemente e molto concretamente "crompativa", è ben visibile nello sfondo della foto di gruppo del mio parentado sul "pont" delle famiglie Bertò e Osti.

I miei nonni paterni erano Giuseppe Osti di Spormaggiore (n. 1885 - m. 1958) e Giuseppina Clamer, pure lei di Spor (n. 1885 - m. 1961). I miei bisnonni paterni erano Gianbattista Osti (n. 1854, m. 1914) e Maria Mottes, sempre di Spor, morta nell'anno 1933, mentre i genitori di Giuseppina erano Cesare Remigio Clamer di Cavedago (n. 1850 - m. 1933) e Candida Malfatti di Spor.

I nonni materni erano Arturo Bertò (n. 1879 - m. 1955) di Spor e Caterina Piazzi (n. 1877 - m. 1945) proveniente da Castelfondo, della quale non conosco il nome dei genitori. I genitori di Arturo erano Silvio Bertò (n. 1851 - m. 1915) e Maria Gabrielli di Celledizzo di Val di Pejo (n. 1855 - m. 1916). I nonni Osti abitavano oltre il portico destro della foto di gruppo, mentre i nonni Bertò abitavano oltre quello di sinistra, al livello superiore.

Il pont, piano inclinato scorrevole allo scoperto, realizzato in muratura di pietra per superare dislivelli con il carro e carriole, in uso nelle case contadine delle vallate alpine, fu fatale affinché i miei genitori si conoscessero e si frequentassero.

Oggi rimane muto il solo pont, esautorato dalla propria ragion d'essere; gli archi dei portici sono stati murati; essi servivano per accogliere ciò per cui il pont doveva favorire il passaggio. La loro scomparsa, simbolo di una furia iconoclasta, nonostante le attenzioni di una cultura volta a preservare le preesistenze del passato, è vera distrazioni di massa e un malinteso modernismo da strapazzo. A completare l'opera, l'adiacente costruzione che da direttamente sulla strada maestra del paese, di qualità formali decisamente più interessanti, oggi appare semplicemente irriconoscibile, nonostante la pletora di funzionari tecnici preposti alla sua tutela.